19 dicembre

Leggiamo …

Da “La coscienza di Zeno” di ITALO SVEVO proponiamo l’apocalittica conclusione del romanzo …

Da “La coscienza di Zeno”:
Conclusione del romanzo (1)

Ma l’occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c’è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre più furbo e più debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione alla sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma oramai, l’ordigno non ha più nessuna relazione con l’arto. Ed è l’ordigno che crea la malattia con l’abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare. Altro che psicanalisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e malati. Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.

Note

  1. In questa conclusione del romanzo Svevo descrive una ipotesi catastrofica da fine del mondo come effetto terribile della malattia dell’uomo dalla quale egli non può guarire: la vita. Considerando che queste righe sono stare scritte prima dell’invenzione della bomba atomica si deve dire che egli ha avuto una grande intuizione.

Biografia …

Il 19 DICEMBRE 1961 nasce ITALO SVEVO, uno dei più significativi scrittori del Novecento …

Italo Svevo nasce a Trieste il 19 dicembre 1861. Il suo vero nome è Hector Schmitz ma sceglie questo pseudonimo perché si propone di conciliare la cultura tedesca con quella italiana. Sin da giovane sente la vocazione letteraria e pubblica i suoi primi romanzi “Una vita” (1892) e “Senilità” (1898) a sue spese senza però ottenere successo. Si dedica all’attività commerciale, perché deluso nelle sue aspirazioni letterarie, ma incoraggiato da James Joyce, che egli conosce a Trieste, scrive un terzo romanzo “La coscienza di Zeno” (1923) che finalmente gli dà notorietà, soprattutto per i giudizi favorevoli di Eugenio Montale. Non gode a lungo la fama di grande scrittore perché muore in seguito ad un incidente stradale a Motta di Livenza, vicino a Treviso, il 13 settembre 1928. Svevo scrive opere con un sottofondo autobiografico e sceglie di presentare come personaggio fondamentale l’”inetto”, colui che non sa adattarsi alla società in cui vive per incapacità o forse per scelta. Svevo con analisi psicologiche vicine alla psicanalisi sa effettuare descrizioni molto originali dei protagonisti delle sue opere.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Troppi cuochi guastano la cucina

MODO DI DIRE
A caldo: Nell’immediato.

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VOCABOLARIO CUCINA