3 settembre

Leggiamo …

Presentiamo un brano dal romanzo di ROMANO BILENCHI “Il capofabbrica” …

Il romanzo narra la vicenda del giovane Marco che ha avviato con un socio una fonderia. Il socio però, lo inganna, lo deruba e lo scredita con gli operai. Bilenchi descrive la delusione e i tormenti del giovane.

Da Il capofabbrica

Entrò nell’officina con il pianto che gli serrava la gola. In silenzio si tolse la giacca e s’infilò una spolverina (1). Corse verso la fonderia. Quel giorno non c’era la fusione e lo stanzone era deserto.
Da una parte l’apparecchio della nafta con sotto, un po’discosto, il crogiuolo; nell’angolo opposto un fornino girevole per fondere il bronzo. Nel mezzo, in ordine, le forme serrate e già pronte per la fusione; accanto alle scale la terra speciale con i vagli (2). Si commosse nel guardare gli attrezzi e nell’aspirare l’odore acre della stanza. A poco a poco lo prese una strana calma. Entrò nel reparto delle spazzolatrici. Gli oggetti di ottone e di bronzo già pronti per essere incassati attiravano la poca luce di quella stanza; altri pezzi di fusione ancora grezzi erano stati ammucchiati vicino alle spazzolatrici. Curvi sulle macchine c’erano soltanto due operai con la visiera e gli occhiali: la loro faccia era nera per la morchia (3) che schizzava dalle spazzole in moto. Contrariamente al consueto non lo salutarono. Vennero poco dopo altri due operai per accomodare (4) una macchina guasta, ma anche loro non dissero una parola. Marco, che aveva salutato per primo, si trovò a disagio e, dopo avere osservato per pochi minuti il lavoro, andò nel suo ufficio. Ma ben presto tornò fra gli operai. La fabbrica si componeva di quattro edifici che racchiudevano un piazzale rettangolare.
Marco traversò il piazzale ed entrò nel reparto dei macchinari dove una quindicina d’operai lavoravano ai torni, ai trapani  e alle altre macchine. Solo i più giovani lo salutarono.
Mentre era intento a osservare il lavoro di un tornitore, il socio lo chiamò.

Note

  1. Soprabito per proteggere gli abiti.
  2. Apparecchi per separare materiali diversi.
  3. Grasso per lubrificare i macchinari.
  4. Riparare.

Scopriamo la lingua …

PROVERBIO
Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace: Spesso si è tratti in inganno dalle apparenze.

MODO DI DIRE
Insegnare a nuotare i pesci: Pretendere di saperne sempre più degli altri.

NEOLOGISMI
occhiazzurato: colore dell’occhio che tende all’azzurro

Biografia …

Il 3 SETTEMBRE 1940 ROMANO BILENCHI pubblica il romanzo “Conservatorio di Santa Teresa” …

Romano Bilenchi nasce a Colle Val d’Elsa, vicino a Siena, il 9 novembre 1909. Fin da giovane si interessa ai problemi sociali degli operai e comincia a collaborare con alcune riviste come “Il Selvaggio”. Si trasferisce a Torino come caporedattore de “La Stampa” e nel 1934 collabora con “La Nazione” di Firenze. Comincia frattanto la sua attività di scrittore con Vita di Pisto e soprattutto con Conservatorio di Santa Teresa pubblicato il 3 settembre 1940 da Vallecchi e che molti considerano la sua migliore prova di narratore. Diventa nel 1948 direttore del “Nuovo Corriere” di Firenze, entra in polemica con il Partito Comunista perché critica il modo in cui il governo sovietico si comporta con gli oppositori. In questo periodo mantiene un costante confronto con il sindaco della città Giorgio La Pira. Per lunghi anni non scrive più opere narrative e solo nel 1972 compone il suo ultimo romanzo Il bottone di Stalingrado, che vince il Premio Viareggio.
Lo stile narrativo di Bilenchi si fa apprezzare per la sua semplicità. Egli infatti  rifiuta sia la scrittura troppo trascurata sia le forme molto ricercate proposte da altri autori. Bilenchi  muore a Firenze il 18 novembre 1989.

VOCABOLARIO GENERALE
VOCABOLARIO CUCINA