22 dicembre
Leggiamo …
Da “Il re pensieroso” ecco la bella poesia di UGO BETTI “Notte di primavera” …
Da “Il re pensieroso”:
Estate di San Martino (1)
Schiarita di novembre
al tuo breve sereno(2)
già il camposanto(3) di fioretti è pieno.
Di solingo giardino
quasi marmoree panche
aspettano le tombe(4), al sole, bianche.
Che aprile sia tornato
e l’amoroso affanno,
dentro la terra i morti crederanno(5).
Schiarita di novembre,
al pallido sereno
il camposanto di fioretti è pieno.
Note
- Con questo nome si indica la circostanza che all’inizio di novembre, intorno all’11 del mese festa si San Martino, quasi sempre ci siano giornate serene e calde da dare l’illusione di essere in primavera. Anche Pascoli aveva scritto una poesia simile.
- le belle giornata di novembre durano poco
- definizione popolare per indicare cimitero
- il cimitero sembra un giardino e le tombe quasi
- delle panche su cui andare a sedersi dolce illusione che i defunti sotto terra possano sentire e capire quel che accade sulla terra
Scopriamo la lingua …
PROVERBIO
Se non è zuppa è pan bagnato
MODO DI DIRE
Cospargersi il capo di cenere: Umiliarsi.
Biografia …
Il 22 DICEMBRE 1933 UGO BETTI rappresenta la prima di “Un albergo sul porto” …
Ugo Betti nasce a Camerino, vicino a Macerata, il 4 febbraio 1892. Partecipa alla Prima Guerra mondiale e alla sua conclusione termina gli studi e diventa magistrato. Si appassiona presto alla letteratura e scrive le prime poesie che egli pubblica nel 1922 nella raccolta “Il re pensieroso”. Ma la sua vera vocazione letteraria è quella di drammaturgo e data molto importante diventa per lui il 22 dicembre 1933 quando va in scena il suo dramma “Un albergo sul porto”. A questo seguono numerosi drammi teatrali composti soprattutto negli anni Quaranta come “Marito e moglie” (1943) e, soprattutto, il suo capolavoro “Corruzione al Palazzo di Giustizia” (1944). Ugo Betti nelle sue opere manifesta un pessimismo di fondo che lo spinge a pensare che non si possa distinguere il male dal bene e che si possa non realizzare un ideale di giustizia. Per queste sue convinzioni egli manifesta sfiducia nell’uomo che a suo giudizio può solo trovare consolazione in una vita ultraterrena. Betti muore a Roma il 9 giugno 1953.