24 giugno
Leggiamo …
In “Rime” di GUIDO CAVALCANTI si può apprezzare il sonetto “Voi che per li occhi mi passaste il core” …
Famoso sonetto in cui Cavalcanti descrive gli effetti sconvolgenti dell’amore: si rimane distrutti, senza sensibilità perché la passione annulla le capacità razionali dell’individuo
Voi che per li occhi mi passaste ‘l core(1) e destaste la mente che dormia, guardate a l’angosciosa vita mia, che sospirando la distrugge Amore(2).
È ven tagliando di sì gran valore, che’ deboletti spiriti van via(3): riman figura sol en segnoria e voce alquanta, che parla dolore(4).
Questa vertù d’amor che m’ha disfatto da’ vostr’occhi gentil presta si mosse(5): un dardo mi gittò dentro dal fianco(6).
Sì giunse ritto ‘l colpo al primo tratto, che l’anima tremando si riscosse veggendo morto ‘l cor nel lato manco(7)
.
Note
- Voi che con lo sguardo mi avete conquistato
- la mia vita è sconvolta dall’amore
- l’amore colpisce così duramente che gli spiriti vitali fuggono via
- rimane solo il corpo che soffre
- l’amore è nato dal vostro sguardo
- figura tradizionale di innamoramento come una freccia che colpisce il cuore
- l’amore ha colpito fortemente e l’anima si è svegliata vedendo il cuore morto per passione.
Scopriamo la lingua …
PROVERBIO
Ad ogni primavera segue un autunno
MODO DI DIRE
Se non altro: Almeno.
Biografia …
Il 24 GIUGNO 1300 GUIDO CAVALCANTI inizia il suo esilio a Sarzana …
Guido Cavalcanti nasce a Firenze tra il 1255 e il 1259 da nobile famiglia. Si dimostra poeta e grande intellettuale, molto amico di Dante con il quale condivide ideali politici e artistici. I suoi contemporanei lo giudicano superbo e poco incline ai rapporti umani. La sua origine nobile e la convinzione di essere un grande pensatore contribuiscono a formare il suo carattere aspro e polemico. Boccaccio in una novella ce lo presenta come uomo consapevole della sua superiorità intellettuale. Per il carattere impulsivo partecipa a delle risse contro gli avversari Ghibellini e il suo stesso amico Dante è tra coloro che decidono la sua condanna e perciò il 24 giugno 1300 deve andare in esilio. Per la salute malferma le autorità gli concedono di ritornare a Firenze, dove poco dopo, il 29 agosto 1300, muore. Si dice che segua le idee filosofiche di Epicuro e che perciò sia ateo e per tale motivo Dante lo pone all’Inferno. Come Dante, Cavalcanti vuole creare una nuova poesia scritta in una lingua volgare musicale ed armoniosa. È perciò grande il suo contributo nella diffusione del volgare come lingua letteraria. Scrive numerose poesie, la maggior parte di contenuto amoroso. Per Cavalcanti l’amore è una passione vitale ma sconvolgente, una esperienza fondamentale che però distrugge le energie fisiche dell’individuo.