7 maggio
Leggiamo …
Dal “Triregno” di PIETRO GIANNONE si giudica significativo l’inizio dell’opera che presentiamo …
Il questo inizio dell’opera Giannone contesta tutta la tradizione del Cristianesimo, della colpa di Adamo, della redenzione di Cristo, della pena dell’Inferno e del premio del Paradiso. Per lui sono tutte favole senza fondamento. Già questo inizio fa capire il duro attacco che egli porta alla Curia Romana e a tutta la tradizione cristiana.
Se gli uomini avessero seriamente atteso ai successi(1) che si narrano dopo questa dispersione delle genti e i princìpi di tanti regni e imperi sopra la terra stabiliti, a quella religione che fu da Noè tramandata a’ suoi figliuoli e da questi a’ loro posteri, alle loro leggi e costumi, ed a’ premi che speravano ed a’ castighi che temevano; certamente che saremmo ora fuori di tante vane larve(2) e di tanti errori e illusioni e di tanti vani timori e pregiudizi che abbiamo succhiato col latte delle nostre madri. Ci han dipinta quest’infausti e malaventurosi indovini(3) tutta la posterità di Noé per una massa perduta e dannata, e che tutti gli uomini dopo il peccato d’Adamo per propria natura ed original vizio fossero destinati alla perdizione e ad eternamente penare nel Tartaro(4) ne’ più profondi e ciechi abissi dell’inferno, dove in compagnia de’ neri e tristi diavoli che furon scacciati come ribelli dal cielo, miseramente dovran essere tormentati ed afflitti; che l’essere stati alcuni sottratti dal comune flagello, come gli antichi patriarchi Noè, Abramo, Isaac, Giacobbe, e tutti coloro che furono a Dio cari, ciò avvenne per ispecial sua grazia e privilegio e fuori del natural corso della loro condizione, che gli porta tutti all’inferno come a suo centro e ultimo fine; che perciò niuno ha ragione di dolersi perché fu riposto fra l’infinito numero de’ reprobi(5) e non in quello assai corto degl’eletti, poiché niun torto od ingiustizia se gli fa, avvenendo ciò per proprio e natural istinto; e siccome niuno si meraviglia perché l’acqua corre all’ingiù, così non dobbiamo meravigliarci, e molto meno dolerci, se tutti come massa dannata corriamo alla perdizione; né dev’esser tocchi d’invidia(6) se Iddio alcuni pochi sottragga da questa fatal rovina, avvenendo ciò per suo special favore grazia che dispensa gratuitamente a suo arbitrio e a chi gli piace…
Note
- se gli uomini si fossero interessati e applicato la religione degli antichi Ebrei
- saremmo oggi privi delle favole che ci raccontano gli uomini della Chiesa
- sono coloro che hanno creato la teoria del Cristianesimo
- era la parte degli Inferi degli antichi dove si condannavano e malvagi
- i cattivi
- non dobbiamo essere invidiosi.
Scopriamo la lingua …
PROVERBIO
Tutti i nodi vengono al pettine
MODO DI DIRE
Cantare come un usignolo: Cantare molto bene.
Biografia …
Il 7 MAGGIO 1676 nasce PIETRO GIANNONE, importante storiografo del Settecento …
Pietro Giannone nasce ad Ischitella, vicino a Foggia, il 7 maggio 1676, si reca a Napoli dove si laurea in Giurisprudenza ed entra in contatto con Giambattista Vico ed altri intellettuali. Egli mostra vasti interessi culturali e scrive opere di diritto e di filosofia, ma le sue opere più famose sono quelle storiografiche che gli procurano la condanna della curia Romana e la persecuzione per le sue idee anticlericali. Fugge a Vienna dove prosegue i suoi studi e poi si trasferisce a Venezia dove si gode grande libertà di pensiero. Il Governo della città però lo espelle per le sue idee sul diritto marinaro e si reca a Ginevra. Ritornato in Italia, in Savoia, la polizia lo arresta nel 1736 e passa gli ultimi anni della sua vita in prigione. Muore a Torino il 17 marzo 1748. La fama di Giannone storiografo si lega a due opere. Nella prima, Dell’istoria civile del regno di Napoli” (1723), egli descrive la decadenza dello Stato di Napoli e le misere condizioni di vita della popolazione e accusa la Chiesa di Roma di avere impeditolo sviluppo moderno della società. Nella seconda, “Il Triregno” (1733) Giannone sostiene che nella storia vi è stata un’evoluzione della struttura ecclesiastica. Prima si è visto il “regno terreno” degli Ebrei, poi il “regno celeste” del Cristianesimo con i suoi grandi valori ideali; infine si è realizzato il “regno papale”, fondato sulla corruzione, e sulla bramosia di potere terreno. Il potere temporale dei Papi è il male assoluto che bisogna combattere per realizzare pienamente il valore dell’uomo.